Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine alla questione delle tasse locali del Comune e soprattutto alla loro prospettiva, in relazione alle norme della legge di Stabilità in arrivo, che ne ridisegna caratteristiche e finalità.
Le parole di Mauro Guerra, comasco e relatore della legge di Stabilità, chiariscono gli intendimenti del governo Ecco alcuni stralci con i nostri commenti:
“ Il Governo intende semplificare la tassazione locale, unificando i tributi comunali oggi vigenti, TASI, IMU, addizionale IRPEF, occupazione spazi, insegne e pubblicità, e così via. Senza aumentare il carico fiscale, e rendendo più semplice e trasparente il rapporto fiscale tra Comune e cittadino.
Per quel che mi riguarda i riferimenti sono ; semplificazione, stabilità per almeno un quinquennio del nuovo sistema, non incremento e tendenziale diminuzione della pressione fiscale attuale, contemporanea revisione con costi standard e capacità fiscali del sistema dei trasferimenti ai Comuni per garantire loro una reale autonomia finanziaria e garantire ai cittadini di poter giudicare a chi vanno e come vengono spesi i loro soldi.”
La semplificazione fiscale rappresenta, forse ancor prima dell’entità del carico fiscale, una priorità da perseguire; la direzione è quindi giusta. Fino ad oggi infatti le troppe scadenze, i calcoli astrusi da fare con la relativa paura di sbagliare hanno ingenerato una grande confusione.
Una chiarezza di fondo invece dovrebbe costituire la base di fiducia nel rapporto tra Comune e contribuente.
Altrettanto importante è capire dove e come vengono spesi i soldi dei cittadini.
Su una diminuzione del carico fiscale invece crediamo oggettivamente di meno: la situazione economica lascia pochi margini alla speranza. Già una stabilizzazione sarebbe un successo.
Altro tema riguarda il patto di stabilità, che impedisce ai Comuni di “spendere” i soldi che hanno in cassa Queste sono le parole di Guerra: “Con la legge di stabilità per il 2015 si compie un doppio passo avanti in questa direzione. Da un lato gli obiettivi di patto vengono di fatto ridotti in una misura che va dal 60 al 70 per cento e dall'altro, anche con modifiche che abbiamo introdotto proprio venerdì nel corso dell'esame in commissione, si interviene escludendo, in tutto o in parte, dal patto spese quali quelle per la messa in sicurezza del territorio e degli edifici scolastici.”
La prospettiva quindi è quella di un allentamento del patto, giustificato però da precisi investimenti che possano anche contribuire a dare fiato all’economia locale.
Gli intendimenti, in conclusione, sono buoni; la speranza è che vengano rafforzati nei passaggi parlamentari sino alla loro approvazione definitiva.