Leggiamo in questi giorni di improvvise accelerazioni verso la fusione tra Cavallasca e San Fermo.
Di per sé la cosa può essere negativa o positiva e ben venga se serve a migliorare i servizi comunali.
Il punto è proprio questo e la storia recente ci insegna alcune cose di cui dobbiamo tenere conto.
Ne elenchiamo qualcuna.
1) Al nostro primo cittadino sono serviti 3 anni per comprendere che né l’amministrazione comunale di Montano Lucino né quella di San Fermo avevano seriamente intenzione di unire i servizi comunali (ammesso che Cavallasca ne fosse convinta controparte), tanto è vero che Montano Lucino, appena raggiunta la soglia minima di popolazione per non essere obbligato a farlo, si è sfilata. San Fermo invece ha sempre agito da repubblica a sé, forte della propria autonomia finanziaria e del suo modo “particulare” di concepire l’amministrazione pubblica ed i rapporti con i comuni vicini. Basta pensare al mancato accordo sulla reciprocità delle tariffe sui servizi scolastici, con aggravi a carico delle famiglie, oppure ricordare la grottesca vicenda dei dossi di Mornago, che ha costretto i nostri ragazzi a lunghi tragitti a piedi in strade trafficate. Se non siamo riusciti ad unire i servizi comunali, possiamo immaginare che venga attuata addirittura una fusione? A quali prezzi e condizioni, visto che San Fermo non fa mai nulla per caso?
2) L’amministrazione di Cavallasca non ha dato seguito ad un provvedimento, da lei stesso votato e proposto da noi nel 2010, che destinava 10000 euro per uno studio di fattibilità di unione con tutti Comuni della nostra fascia. Ciò avrebbe permesso di fare valutazioni di merito, in tempi utile, su vantaggi, svantaggi, opportunità e limiti senza vivere con l’angoscia di sparire per la probabile introduzione di leggi nazionali che puntano ad accorpamenti obbligatori. Questo denota la mancanza di una strategia che la Giunta Ronchetti, per non creare fastidi al suo elettorato di riferimento, non ha nemmeno tentato di perseguire.
3) Ai nostri occhi quindi questa ipotetica fusione ci appare, dal lato dell’attuale amministrazione cavallaschina in carica, il disperato tentativo di trovare una scappatoia alla sua conclamata e testarda incapacità di mettersi assieme a qualcuno, quando, nel momento in cui ci furono le condizioni, rifiutò ogni seria valutazione sull’argomento. Come tutte le cose fatte in fretta un’ipotetica fusione con San Fermo rischierà di essere fatta male e a costi amministrativi e politici tutti da valutare, ma Ronchetti è fatto così: o non si muove o lo fa in modo improvvido.
4) I tempi della fusione non sono mai brevi; occorre fare valutazioni preliminari che riguardano le strutture pubbliche presenti sul territorio, l’integrazione di macchine amministrative diverse e costruite in modo difforme (leggasi dipendenti e uffici pubblici), la comparazione tra bilanci con pesi diversi, fatturati diverse, politiche fiscali differenti. Non parliamo poi del coinvolgimento della popolazione che non può limitarsi ad un paio di riunioni di routine.
5) Non è detto che la fusione porti, nel breve periodo, ad un abbassamento del carico fiscale; dipende molto dalla capacità di generare politiche di efficienza amministrativa
6) Pensiamo che l’amministrazione cavallaschina non possa limitarsi a guardare a San Fermo come l’approdo felice e ineluttabile. Occorrerebbe semmai allargare il proprio orizzonte anche verso l’olgiatese ed in particolare il comune di Colverde, che ha dato già prova di capacità di arrivare ad una fusione tra tre Comuni ed è territorialmente e storicamente più vicina alla realtà cavallaschina. Da questo punto di vista la commissione consiliare sul tema della gestione associata dei servizi, da noi proposta e recentemente approvata, può essere la sede più opportuna per fare queste valutazioni di merito e di metodo, costruendo un percorso il più possibile condiviso tra le componenti consiliari. Ci stupirebbe se l’amministrazione in carica non se ne avvalesse, visto che è stata approvata all'unanimità.
Riccardo Gagliardi